Bretagna e Normandia

Bretagna e Normandia

On the road 2014: destinazione Francia Settentrionale (Normandia e Bretagna): Un percorso di più di 2.000 Km alla scoperta dei posti più belli della Normandia e Bretagna.

Sommario:

  • La Normandia e le scogliere di Etretat
  • Le spiagge del D-Day
  • Mont St. Micheal
  • Cap Frehel
  • Ile de Breath e Plougrescant
  • Pointe de St. Mathieu e Ile d’Ouessant
  • Pensiola di Crozon e Pointe de Pen Hir
  • Pointe du Raz
  • “Le Chateau” di Josselin e Fougeres
  • Honfleur

Ogni viaggio è una scoperta unica ed imperdibile. Le immagini, i suoni, gli odori si imprimono negli spazi più profondi della memoria, formando una parte importante di ciascuno di noi. Lo scopo di tenere traccia in un diario di tutte le sensazioni “a caldo” è quello di costituire un archivio dei ricordi da rileggere, magari tra qualche anno, per continuare a viaggiare anche quando non è possibile farlo.

Quello che ci ha profondamente colpito della Normandia come della Bretagna è la luce e la forza degli elementi. La luce è diversa da quella cui siamo abituati; in pochi minuti si passa da un cielo plumbleo carico di pioggia ad improvvise schiarite con lame di luce che forano le nuvole. La forza degli elementi si manifesta in tutta la sua potenza con scogliere a picco battute dal forte vento dell’oceano al ritmo delle maree che in poco tempo cambiano completamento lo scenario dei paesaggi.

Nel nostro viaggio abbiamo preferito evitare le grandi città e I centri urbani. Abbiamo pianificato un percorso volto alla scoperta della natura incontaminata, dei fari, delle scogliere, delle isole battute dal vento, delle spiagge dello sbarco in Normandia. Il tutto senza trascurare il gusto culinario con l’ottimo patè de foie gras e del muscadet, il vino bianco più famoso che si sposa bene con I frutti di mare, vera eccellenza di questa parte della Francia. Quest’anno anche la compagnia di viaggio si è allargata. Abbiamo infatti convinto Alessandro e Diletta a seguirci in questa avventura. Sono stati ottimi compagni di viaggio e anche Federico è stato molto contento.

12 giorni di viaggio, più di 2.000 Km percorsi, 1.200 fotografie, 9 pernottamenti diversi tra fattorie, B&B o casali di campagna.

Buona lettura…

1-2 Agosto 2014: Arrivo a Beauvais: Destinazione Etretat

Venerdi 1 Agosto 2014

Arriviamo alle 20,30 all’Aeroporto di Beauvais con un volo della Ryanair. Beauvais è uno scalo utilizzato solo per voli economici; l’ambiente non è per niente accogliente ed inoltre è molto sporco. Appena ritirati I bagagli ci incamminiamo verso il nostro primo Hotel, il City Hotel. Prima di partire avevo letto su internet che ad una certa ora in aperoporto non ci sono più taxi e pertanto, visto che era distante solo un paio di chilometri, decidiamo di andare a piedi, valige comprese. L’Hotel chiude alle 23.00, ma mi ero fatto spedire per email I codici di accesso.
Fortunatamente non piove, ma con I trolley e gli zaini pesanti la strada si fa sentire tutta. Arriviamo in Hotel giusto in tempo per incontrare la receptionist che stava per andare via. Gentilmente, vedendoci in tre, ci offre di cambiare camera con una a tre letti. Una volta sistemati, proviamo ad andare al Mc Donald di fronte all’Hotel ma, vista l’ora, non ci servono nulla.

Andiamo a letto senza cena stanchi per la lunga giornata.

Sabato 2 Agosto 2014

Noleggiamo un’auto presso l’aeroporto, una comoda Nissan Note. Abbiamo appuntamento con Alessandro e Diletta che, a causa di uno sciopero delle ferrovie francesi, ci raggiungono con mezzi di fortuna (autobus da Parigi). Un caffè e via verso Etretat. Ci fermiamo un un paio di paesini per uno spuntino; non sono molto abituati a vedere turisti in queste zone ed il trattamento è un po “freddino”. A dire il vero per tutta la vacanza abbimo sempre trovato persone disponibili e gentili. Pertanto la così tanto antipatia per gli Italiani non l’abbiamo affatto sentita.
Dopo qualche ora raggiungiamo sotto una pioggia torrenziale, il nostro B&B (La Ferme du Manoir Etretat), una fattoria di campagna. Ci accoglie un persistente odore felino, ma non ci facciamo caso e ci sistemiamo in camera. Dopo un’oretta, smette di piovere e usciamo alla scoperta di Etretat.

E’ un paesino sulla costa circondato da entrambi I lati da falesie che l’erosione ha modellato fino a formare diversi archi, diventati ormai il simbolo di questo paese. Anche Monet ha preso spunto dalle falesie per dipingere il quadro “Falesia d’Aval”.

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Falesia d’Aval di Claude Monet

falesia-daval-960x600Guardando sia a destra che a sinistra si vedono i sentieri che permettono di salire in cima alle falesie. A destra la salita che conduce ad uno spiazzo, raggiungibile anche in auto, dove è possibile ammirare una graziosa chiesetta che si affaccia sul mare, mentre proseguendo verso est è possibile continuare a percorrere la cresta della falesia. A sinistra della spiaggia c’è invece la salita che porta alla falesia che sovrasta i famosi archi. Da questa parte non esiste alcuna strada ma solo un sentiero che dapprima costeggia un campo da golf e poi ridiscende verso una spiaggia.

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Domenica 3 Agosto 2014: Le spiagge del D-Day

A pochi chilometri dalle più rinomate località di villeggiatura della Normandia, poco più ad ovest della cittadina di Caen, si trovano le famose spiagge dello sbarco in Normandia, dove con l’operazione Overlord ebbe inizio la marcia alleata verso la liberazione di Parigi durante la Seconda Guerra Mondiale. Utah, Ohama, Gold, Juno e Sword sono i nomi assegnati alle spiagge che coprono un tratto di costa di una cinquantina di chilometri dove si svolse una delle più imponenti operazioni militari della storia. Inutile dire che si stenta a credere che su spiagge ora cosi tranquille e piene di turisti, 70 anni fa si svolse l’operazione bellica più complessa al mondo. In tarda mattinata arriviamo ad Arromanches, paese che si trova nel mezzo di Gold Beach, la zona destinata allo sbarco delle truppe inglesi. Dalla spiaggia si vedono in lontananza i resti dei ponti artificiali serviti per consentire lo sbarco dei mezzi militari.

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La battaglia di Normandia

Nei primi mesi del 1944 l’invasione alleata dell’Europa continentale sembrava ormai alle porte. La disastrosa campagna condotta da Hitler sul fronte russo e l’impossibilità della Luftwaffe di controllare i cieli europei avevano segnato le sorti della guerra. Entrambe le parti sapevano che nel giro di poco tempo sarebbe avvenuto uno sbarco, gli unici dubbi riguardavano il luogo e ovviamente il periodo in cui si sarebbe svolto.A questo proposito, gli alti comandi alleati presero in considerazione diversi luoghi. Dopo complesse valutazioni strategiche, la scelta cadde sulle spiagge della costa settentrionale della Normandia anziché quelle meglio fortificate situate più a nord nei pressi di Calais dove i tedeschi si aspettavano l’attacco.

Chiamata in codice ‘Operazione Overlord’, l’invasione ebbe inizio la notte del 5 giugno del 1944. quando tre divisioni di paracadutisti vennero lanciate dietro le linee nemiche. Intorno alle 6.30 della mattina del 6 giugno, sei divisioni anfibie presero d’assalto cinque spiagge, supportate da 6000 imbarcazioni e 13000 aerei. La prima fase dello sbarco coinvolse 45.000 soldati, ai quali si aggiunsero altre 15 divisioni una volta consolidate le teste di ponte.

I tedeschi ritenevano che la zona più agli agli Alleati per dare inizio all’invasione del continente europeo fosse la zona di Dover, più vicina all’Inghilterra, un fatto che li spmse a rafforzare le difese nei pressi di Calais e negli altri porti della Manica. I servizi segreti avevano fatto sforzi immani per confermare la convinzione del nazisti che l’invasione sarebbe avvenuta a nord della Normandia per mezzo di soffiate fornite da agenti che facevano il doppio gioco, notizie riservate lasciate trapelare in vario modo e falsi messaggi radiofonici, spingendosi al punto di costruire finte piste di atterraggio e di far credere di aver stanziato una divisione americana nell’Inghilterra sud-orientale.

Questo lavoro di intelligence aveva lo scopo di far credere che l’invasione avrebbe avuto come obiettivo il Pas de Calais. A causa delle maree e dell’imprevedibilità delle condizioni metereologiche, gli strateghi alleati avevano a disposizione solo pochi giorni al mese per tentare l’invasione. Il 5 giugno – data prescelta – sl veriflcò la tempesta più violenta degli ultimi vent’anni e si dovette rinviare l’operazione. Sebbene le condizioni meteo non fossero migliorate in maniera

significativa, il comandante in capo delle forze alleate generale Dwight D. Eisenhower diede l’ordine di scatenare l’invasione il 6 giugno, giorno che sarebbe passato alla storia il nome di D-Day.

Nelle ore precedenti lo sbarco dei mezzi anfibi, alcuni contingenti della resistenza Francese interruppero le linee di comunicazione tedesche. Poco dopo la mezzanotte del 6 Giugno le prime unità alleate misero piede sul suolo Francese. I corpi speciali e i paracadutisti britannici riuscirono a occupare alcuni ponti situati in posizione strategica e a distruggere le postazioni dei cannoni

mentre paracadutisti dell 8′ e della 101″ divisione aviotrasportata dell’esercito americano presero terra a ovest del sito dell’invasione.

Omaha Beach

L’assalto della 1° e della 29a divisione di fanteria dell’esercito americano a Omaha Beach (zona che comprendeva le spiagge di Vierville-sur Mer, Saint Laurent sur Mar e Colleville sul mer) fu di gran lunga lo scontro più sanguinoso del D Day. Infatti, fin dal primo momento i piani degli Alleati vennero messi in crisi dalla strenua reazione dei difensori. La spiaggia era presidiata da tre, battaglioni tedeschi ben equipaggiati e perfettamente addestrati che contare su una vasta rete di trincee, mine e ostacoli sottomarini. Inoltre un vento particolarmente impetuoso aveva spinto i mezzi alleati molto oltre i punti previsti sbarco. Parecchi soldati carichi di attrezzature pesanti sbarcarono in acque troppo prfonde e affogarono, mentre altri furono falciati dai fuoco delle mitragliatrici e dei mortai piazzati sulle scogliere. Solo due dei 29 carri armati Sherman che avrebbero dovuto sostenere l’avanzata delle truppe di terra riuscirono a raggiungere la spiaggia.

invasione-normandiaAlle 12 la situazione era talmente grave che il responsabile delle truppe di Omaha beach generale Omar Bradley fu costretto a prendere in considerazione la possibiltà di abbandonare il campo; nonostante ogni difficoltà, metro dopo metro i soldati alleati riuscirono ad avanzare sulla spiaggia. Supportati dal fuoco dei cannoni delle navi, le truppe americane riuscirono ad impadronirsi di un avamposto tedesco e ad allontanarsi dalla spiaggia, ma dei 2500 caduti americani di Omaha Beach quasi 1000 morirono nella prima ora dello sbarco. I soldati della 4a e dell’8a divisione di fanteria dell’esercito americano sbarcati a Utah Beach ebbero più successo dei loro commilitoni di Omaha Beach in quanto la maggior parte dei mezzi da sbarco raggiunse la costa in un tratto protetto e prima di mezzogiorno la spiaggia era già stata abbandonata e i soldati della 4′ divisione di fanteria si erano riuniti ai paracadutisti della 101” divisione aviotrasportata. Al termine della giornata da Utah Beach erano giunti sul suolo francese circa 20.000 uomini e 1700 veicoli.

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Omaha Beach Giugno 1944 (Foto internet)

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Omaha Beach Oggi

Il “Normandy American Cemetery”

A Colleville sur Mer, si trova il Normandy American Cemetery.In questo impressionante cimitero riposano 9387 militari americani oltre a 307 soldati sconosciuti. Per ogni soldato, in una distesa di erba verdissima e curatissima, c’è una croce di marmo bianca con l’epigrafe del nome, della compagnia di appartenenza e la data della morte. Le croci sono disposte tutte rivolte verso l’oceano, orientate verso il lato di spiaggia dove caddero in battaglia. Questi luoghi, sebbene in territori francese, sono di proprietà del governo degli Stati Uniti. Inutile dire la sensazione che si prova passeggiando lungo questi luoghi.

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Verso il pomeriggio ci rimettiamo in viaggio destinazione Juilley, un piccolo paesino nei pressi di Mont St. Micheal. Avremmo preferito dedicare più tempo ed attenzione ai luoghi dello sbarco. E’ stato un errore pensare di vedere tutto in un solo pomeriggio, ma del resto i posti da vedere sono davvero tanti e così siamo stati un po’ superficiali nella nostra visita.

Nel pomeriggio inoltrato arriviamo a “Les Blotteries”, un casale di campagna. Il posto è un incanto: natura, accoglienza, locazione e paesaggio. Il sig. TIZON è un uomo d’altri tempi: gentile, ospitale, simpaticissimo che sa dosare ottimamente simpatia e professionalità. La camera a nostra disposizione è ampia, confortevole e deliziosa con mobili antichi bellissimi. Oltre alla colazione a base di confetture “della nonna”.

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B&B Les Blotteries

Per la cena passiamo a prendere Alessandro e Diletta che avevano preso un hotel poco distante dal nostro. Avrei voluto fotografare Mont. St Micheal al tramonto ma per non tardare al ristorante, l’occasione è andata in fumo. Inutile dire che un po mi è dispiaciuto. Essendoci già stato in passato so benissimo la gran quantità di turisti che affollano l’abazia e pertanto avrei voluto fotografarla con più calma.

Lunedi 4 Agosto 2014: Mont St. Micheal

Dopo aver fatto colazione e salutato il Sig. Jean del casale, ci dirigiamo verso il parcheggio di MSM, dove prendiamo una navetta per raggiungere l’isola. L’isolotto si trova alla base di una baia dove hanno luogo le maree più imponenti d’Europa. Periodicamente l’acqua si spinge all’interno della baia fino ad impedire l’accesso via terra al Monte, per poi ritirarsi e scoprire una distesa deserta che si estende per chilometri. Mentre il resto della compagnia visita “le Mont”, io ne approfitto per fare passeggiata nella baia, dove è possibile ammirare il paesaggio deserto durante la bassa marea. In pochi sanno che esiste un posto analogo in Inghilterra, che ho scoperto quando ho visitato la Cornovaglia Inglese. Si chiama St Michael’s Mount e la somiglianza non è casuale.

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Anche questo luogo è infatti dedicato all’arcangelo Michele, che secondo la leggenda vi sarebbe apparso nel 495 e al quale dei Benedettini, provenienti proprio da Mont Saint-Michel, vollero dedicare un’abbazia in loco, abbazia (della quale rimangono solo il refettorio e la chiesa) sostituita poi nel corso del XVI secolo dalla fortezza che si può tuttora ammirare.

Lasciata la folla di MSM, ci dirigiamo verso St Malo. Purtroppo ci incasiniamo con i parcheggi e per via di un malinteso sul luogo dell’appuntamento, decidiamo di non visitare St Malo e di dirigerci, complice anche la stanchezza, direttamente verso Cap Frehel, dove abbiamo prenotato l’albergo “Le Bon Cap” a Pluien (www.hotel-le-bon-cap.com)

Siamo stati colpiti dalla gentilezza e disponibilità del il proprietario di questo hotel che ci ha subito fornito importanti informazioni sui posti e le spiagge da visitare. Verso le 19, decidiamo di andare a vedere Cap Frehel.

Cap Frehel

Arriviamo al parcheggio di Cap Frehel con una buona luce, e pertanto ne approfitto per fare un po di foto. Con la loro posizione dominante sul mare da un’altezza di oltre 70 metri, le falesie di scisto e di arenaria rosa della zona del Cap Fréhel regalano agli occhi uno dei più bei panorami della Bretagna. Federico, per aiutarmi nell’aprire il treppiede, si provoca una “schiacciatura” al dito (come dice lui) e i pianti si sentono distinti. Passato questo piccolo incidente, Federico e Linda si dedicano alla costruzioni di torri di pietra, mentre io mi sparo una settantina di foto.

Nella pianificazione del viaggio avevamo previsto di visitare Fort la Latte, costruito nel XIV secolo, ma è troppo tardi. Decidiamo pertanto di andare a cena.

0029Il tragitto di ritorno per andare a Plurien è davvero bello. Arrivati alla rinomata “Sables d’or” scegliamo un ristorante vicino al lungomare (Bd de la mar). Appena seduti, esco subito per immortalare un bellissimo tramonto dalla spiaggia.

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Martedi 5 Agosto 2014: Ile de Breahat e Perros Guirec

Prima di ripartire per L’Ile de Breahat, e dopo una abbondante colazione presso le Bon Cap, ne approfittiamo per ritornare in spiaggia. Inultile dire che fare un bagno è improponibile (anche se qualche temerario sfida il freddo, come si può intravedere dalla foto), cosi ne approfittiamo per distenderci lungo la battigia, anche se in tenuta non proprio estiva.

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Subito dopo la marea, è caratteristico vedere grandissime quantità di mini sculture di sabbia. Sono I tunnel di sabbia prodotti dalla “arenicola marina”, un cosi detto verme “limivoro” poiché ingurgita notevoli quantità di sabbia o fango per trattenere la sostanza organica che vi si trova, espellendola successivamente. Inutile dire che mi sono documentato dopo, e sia io che Alessandro ci siamo domandati cosa potesse formare questi tunnel di sabbia. In sintesi è cacca di verme.

Dopo circa 1 ora di tragitto in auto, arriviamo per ora di pranzo a a Paimpol; seguiamo le indicazioni per l’imbarcadero per raggiungere I traghetti per l’isola di Breahat. Decidiamo di parcheggiare l’auto in un area di sosta per Camper, per fare un picnic veloce. Arriviamo al porto per scoprire che I traghetti per Breahat partono da una località vicina chiamata l’Arcouest. Scopriamo infatti un immenso parcheggio con tantissime auto in sosta.

Nota: fin dall’antichità (sono state trovate tracce dell’insediamento risalenti al Neolitico, ma fu successivamente abitata anche in epoca gallo-romana), l’isola divenne fin dal Medioevo un luogo strategico di controllo del litorale e di accesso alla Manica; a più; riprese fortificata e rasa al suolo dalle guerre che imperversavano, fu sempre oggetto di contesa tra le opposte fazioni. L’ultima contesa vissuta sulla propria pelle fu la Seconda Guerra Mondiale: i tedeschi infatti occuparono l’arcipelago e non l’abbandonarono fino all’agosto del 1944.

Le dimensioni ridotte dell’isola – la superficie complessiva supera di poco i trecento ettari – e la numericamente scarsa popolazione – vi dimorano meno di cinquecento abitanti in maniera stabile – ne fanno un posto quasi incantato, un paradiso libero da stress e traffico (per le sue strade è consentita solamente la circolazione a piedi ed in bicicletta, mentre sono banditi i veicoli a motore); a completare l’immagine idilliaca del luogo ci pensa il microclima portato in dote dalla Corrente del Golfo che offre le condizioni ideali per lo sviluppo di una flora rigogliosa e variegata, tanto da valerle l’appellativo di “isola dei fiori”.

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Ripreso il battello di ritorno, riprendiamo l’auto con destinazione Perros Guirec. Arriviamo nei pressi dell’Hotel (Les Sternes) sotto una leggera pioggerellina. L’Hotel non è un granchè. Federico è appisolato in auto e così ne approfitto per portare I bagagli in camera. Per cena, visto anche il tempo non clemente, decidiamo di andare a cena in un ristorante di fronte all’hotel. Le recensioni di Trip Advisor non sono buone, ma non avendo altra alternativa, ci andiamo lo stesso. Contrariamente a resto di tutta la vacanza, l’accoglienza è un po freddina da parte del cameriere che probabilmente non ama gli italiani. La cena non è eccellente ma nemmeno pessima. Dopo un caffè ci dirigiamo in albergo.

Mercoledi 6 Agosto 2014: Ploumanac’h e Saint Mathieu

Dopo una rapida colazione, ci dirigiamo verso Ploumanac’h, un antico villaggio di pescatori oggi diventato una importante meta turistica. Ploumanac’h è famosa per le sue scogliere di granito rosa, imponenti formazioni rocciose modellate dal vento e dal mare che offrono al visitatore uno spettacolo quasi surreale. Un sito naturale di una bellezza straordinaria.

ploumanachSituati tra le spiagge di Trestraou e di Saint-Guirec, gli enormi ammassi di granito rosa di Ploumanac’h sono conosciuti in tutto il mondo. La loro origine risale a 300 milioni di anni fa, e oggi si estendono su una superficie di più di 25 ettari formando uno scenario grandioso.

Facciamo una passeggiata al faro, anch’esso costruito con il granito rosa. Per secoli i venti e le onde del mare hanno modellato la costa con una maestria da grandi scultori, dando vita alla scogliera detta della Pointe de Squewel, dove le formazioni rocciose di granito rosato compongono uno scenario fiabesco, in cui ogni sasso ricorda un animale, un personaggio misterioso o un oggetto magico. Per questo gli scogli e i faraglioni hanno assunto nomi bizzarri, che fanno riferimento alle loro forme: ci sono il Cappello di Napoleone, il Castello del Diavolo e Il Coniglio. Tra questi colossi fantasiosi si taglia una vera costruzione, il faro, chiamato in lingua bretone Mean Ruz, ovvero “pietra rossa”.

Decidiamo, nel primo pomeriggio, di raggiungere la nostra meta della sera, Pointe St. Mathieu dove ci aspettano Alessandro e Diletta. Una delle mete fondamentali di questo viaggio, che non voglio proprio perdere, è l’isola di Ouessant. So che i traghetti partono da un paesino vicino, le Conquet, e così, dopo un paio di ore do automobile, arriviamo al porto.

Nella Loney era scritto che in estate conviene prenotare i battelli per Ouessant, con qualche giorno di anticipo, ed infatti scopriamo che per il giorno dopo non ci sono più posti. Una vera doccia fredda, considerando che avevamo pianificato tutto il percorso in funzione proprio di una visita di un intero giorno nell’isola. Linda non si perde d’animo, e con il suo Francese fluente chiede ad una altro armatore la possibilità di partire per l’indomani. Fortunatamente troviamo posto, ma il ritorno è fissato per le 19 e considerando che ci vuole 1 ora e mezza di traversata e altrettanto per raggiungere Crozon, si prospetta un arrivo notturno per l’8 sera.

Acquistiamo i biglietti e ci dirigiamo verso Pointe di Saint Mathieu, dove avevamo prenotato Hotel e Ristorante all’Ostellerie di St. Mathieu . La vista dalla camera è questa. Inutile dire che ogni commento è superfluo.

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La Pointe Saint-Mathieu si trova nel comune di Plougonvelin, vicino a Le Conquet (Finistere).Su questo piccolo promontorio si trova uno dei fari più importanti della Francia, il faro di Saint-Mathieu: il faro come lo si vede oggi è stato costruito nel 1835 ed è alto 37 metri; storicamente però il primo faro risale alla fine del XVII secolo.In questo luogo si trovano anche le rovine dell’abbazia di Saint-Mathieu, che secondo la leggenda fu eretta per la prima volta nel VI secolo in onore di San Matteo.

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Per cena avevamo prenotato il ristorante dell’Hotel. Si tratta di un ristorante per occasioni speciali, e per gli amanti della buona cucina francese. Delizioso, con piatti squisiti anche se ad un prezzo non proprio popolare .

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Giovedi 7 Agosto 2014: Ouessant

Dopo una rapida colazione, ci dirigiamo verso il porto di Le Conquet, dove ci aspetta la nave per l’isola di Ouessant. Era da tempo che volevo rivedere l’isola.

Ouessant è la settima isola francese per estensione, dista 20 km dalle coste del Finistère, è lunga 8 km e larga 4, ed è il territorio della Francia più ad ovest. L’isola è separata dall’arcipelago dell’île-Molène dal passaggio di Fromveur, un braccio di mare con forti correnti (da 8 a 10 nodi) e profondo una sessantina di metri. Ouessant ha una forma simile a quella di una chela di granchio, infatti nella sua parte occidentale l’isola si divide in due punte, quella di Pern e quella di Feuntenvelen che circondano la baia di Lampaul, ad est si trova la baia di Stiff. Il territorio dell’isola è pressoché pianeggiante, ma le scogliere talvolta sono alte e frastagliate. Attorno all’isola si trovano numerosi scogli ed isolotti fra i quali i maggiori sono l’isola di Keller a nord e l’isolotto di Nividic a ovest.

Ouessant, assieme alle isole Scilly viene tradizionalmente considerata il delimitatore occidentale del canale della Manica. Questo tratto di mare è percorso da circa 50.000 navi ogni anno per questo sull’isola, oltre a cinque fari, è stato installato nel 1982 anche un radar che controlla il traffico marittimo. 

Ouessant è sempre stata molto isolata dal resto del paese a causa delle numerose difficoltà che si dovevano affrontare per raggiungerla, creando così una sorta di società autarchica. La popolazione locale, composta nella maggioranza da donne, praticava principalmente l’agricoltura come mezzo di sussistenza. Gli uomini erano imbarcati nella Marina Reale e impegnati generalmente in lontane missioni. Molti non facevano ritorno sull’isola. A seguito dello sviluppo delle linee commerciali significò per molti di loro una nuova occupazione meno rischiosa nella marina mercantile, mentre le donne restavano a terra ad occuparsi della terra, della casa e dei bambini: erano loro le vere capo famiglia (Fonte Wikipedia)

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Appena sbarcati sull’isola ci dirigiamo verso il noleggio bici. Siamo fortunati in quanto è una bellissima giornata di sole. Il pensiero che d’inverno lo scenario è completamento diverso con altissime mareggiate e venti che soffiano fortissimi, mi fa apprezzare ancora di più la bellezza del luogo. Selvaggio e mistico allo stesso tempo.

La prima destinazione è il  Phare du Creac’h (parola che in bretone significa promontorio). Il faro situato è stato costruito nel 1863 ed è alto 53 m. È situato sulla punta nord occidentale dell’isola e guida le navi nel pericoloso e trafficato tratto di Atlantico che diventa, da quel punto, Canale della Manica. Per questo motivo è molto potente ed effettivamente è il faro con la maggiore portata luminosa d’Europa: è visibile fino ad una distanza di 32 miglia marine, circa 61 km.

Al suo interno si trova il computer che regola e controlla l’attività degli altri fari presenti sull’isola: Nividic, La Jument, Kéreon e Stiff.Nella sua vecchia centrale elettrica (situata alla base dell’edificio) è stato creato nel 1988 il Museo dei Fari e delle Boe il Musée des Phares et des Balises.

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Dopo aver pranzato sulle scogliere di fronte al faro, riprendiamo le nostre bici e ci dirigiamo verso “le Phare de Nividic”.

faro-de-nidvicÈ stato scelto questo luogo per costruire il faro perché la nebbia che è spesso presente nella zona, oscurava i segnali del vicino faro di Créac’h. La sua costruzione è iniziata nel 1912, ma la base venne distrutta durante i lavori nel 1920 a causa di una tempesta. I lavori finalmente terminarono nel 1936, non senza difficoltà per le imperverse condizioni meteo della zona. Inizialmente, il faro era alimentato da corrente elettrica, che giungeva al faro tramite una linea aerea lunga circa 900m (ancor oggi i due piloni sono rimasti visibili nonostante il disuso), ma attualmente funziona grazie all’energia solare generata da pannelli solari sistemati sulla sua sommità.

Giunti verso le 17,30, ci dirigiamo verso Paimpol dove abbiamo appuntamento con Alessandra e Diletta. Ci accordiamo per vederci al porto verso le 18,30 per poi prendere al “Port du Stiff” il battello per ritornare a Le Conquette. Ma prima c’è ancora tempo per un altro giro dell’isola.

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ouessant2Arriviamo al porto di Le Conquet verso le 19,40. Ci aspetta 1 ora di macchina per arrivare a Crozon dove abbiamo prenotato un B&B per 2 giorni (Hotel de la Baie). L’intenzione è quella di fermarsi per fare un po di mare, tempo permettendo. Scopriremo in seguito che, anche essendo in Agosto, farà un freddo cane e quindi niente nuotate.

le-conquet-crozonArriviamo giusto in tempo per prendere possesso della camera e mangiare una pizza in un ristorante vicino. Alle 23, oramai stanchi, andiamo a letto.

Venerdi-Sabato 8-9 Agosto 2014: Pensiola di Crozon e Pointe de Pen Hir

Verso le 6 di mattina una strana luce si intravede dalle tende. Decido di alzarmi ed andare alla finestra. Questo è lo spettacolo che si presenta davanti ai miei occhi:

tramonto-bretagna1Dopo questo splendido panorama, decidiamo di visitare la penisola di Crozon. Questo lembo di terra conserva tutto il fascino dell’autentica Bretagna ed è il posto ideale per chi ama le scogliere selvagge, le campagne deserte, le piccole calette appartate su un mare stupendo. Nel passato era considerato di importanza strategica come avamposto per la difesa del territorio e ancora oggi sono visibili forti diroccati e postazioni di artiglieria. Ci dirigiamo verso la Punta di Pen-Hir, il più spettacolare dei 4 promontori della Penisola di Crozon . Le sue alte scogliere e le profonde insenature sono il risultato della frattura verificatasi milioni di anni fa, oltre che del fenomeno di erosione che continua ad esercitarsi ogni giorno. L’erosione costiera ha portato anche alla luce i filoni di quarzite, liberandoli dalla copertura di arenaria che li nascondeva.

Quando le condizioni atmosferiche sono avverse, la violenza delle onde sulle rocce dai colori diversi crea uno spettacolo grandioso. Al largo la fila di rocce isolate detta Tas de Pois (mucchio di piselli o di ceci) segna il punto in cui si trovava l’antica linea costiera. Vi è una tavola di orientamento e quando il cielo è limpido si possono vedere anche la Pointe du Raz e la Pointe St. Matthieu.

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ponte-de-pen-hir_2Crozon è famosa per le crepes. Decidiamo quindi di assaggiare le ottime le crêpes salate presso il bar Atao aman. 

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Il giorno successivo decidiamo di andare in spiaggia. Nonostante il vento la passeggiata è gradevole e rilassante. Nel primo pomeriggio salutiamo Diletta ed Alessandro che ripartono per l’Italia e ci dirigiamo verso Cap de la Chevre.

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 Cap de la Chèvre offre un panorama da togliere il respiro. Dal mare di un blu intenso al bianco scintillante delle scogliere, i paesaggi cambiano continuamente. Per cogliere perfettamente la dimensione di questo luogo fatato, il modo più semplice è di esplorarlo a piedi. La strada lungo la scogliera, poi un sentiero nella campagna, tra brughiera e pini, conducono a un punto in cui la vista è sorprendente.

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Domenica 10 Agosto 2014: Pointe du Raz

Lasciamo il nostro Hotel presso Crozon per dirigerci verso Pointe di Raz (76 Km Tempo percorso 1h,18m). La Pointe du Raz  è un promontorio che si affaccia sul Mer d’Iroise nella costa atlantica della Bretagna, nella Francia nord-occidentale, situato all’estremità diCap Sizun.  È spesso considerato idealmente il lembo di terra più ad ovest dell’intera nazione, isole escluse, sebbene questo primato spetti di poco a Pointe de Corsen, un altro promontoriodel Finistère, situato un po’ più a nord. Si affaccia sull’Isola di Sein (Île de Sein) e fa parte, dal punto di vista amministrativo, del territorio del comune di Plogoff (dipartimento del Finistère). Le ripide scogliere si ergono sino a 72 metri sul mare e il panorama del luogo è stato celebrato da vari autori quali Gustave Flaubert e Victor Hugo.Una statua intitolata a Notre-Dame-des-Naufrages (“Nostra Signora dei Naufragi”), posta in loco nel 1904, rammenta ai naviganti la pericolosità di questo tratto di mare. È considerato Grand site national.

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La punta è anche l’habitat di numerosi uccelli marini, tra cui il celeberrimo gabbiano. Dal 1996, la Pointe du Raz è zona protetta: parcheggio (a pagamento), navette elettriche, sentieri segnati, ecc. Annualmente il sito viene visto da più di un milione di turisti. Ad eccezione del parcheggio pieno di negozi di souvenir, Il sito conserva ancora il carattere selvaggio che lo rende unico al mondo.

Terminata la visita, riprendiamo l’auto e ci dirigiamo verso Josselin. Tramite Booking.com avevemo prenotato un B&B a conduzione familiare, Le Petit Kériquel a la Chapelle Caro.

Il posto è carino e la proprietaria Elisabeth Morizot è davvero molto gentile. Dopo una doccia decidiamo di cenare presso il ristorante dell’Hotel (cena ottima).

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Lunedi 11 Agosto 2014: Josselin

Josselin è un paesino medievale conosciuto per il suo castello. E uno dei più famosi tra i castelli della Bretagna (Francia nord-occidentale: si tratta di un castello medievale e rinascimentale e in stile gotico, eretto agli inizi dell’XI secolo (e più volte ricostruito tra il XIII secolo e gli inizi del XVI secolo) su uno sperone roccioso lungo il fiume Oust nella cittadina di Josselin (dipartimento del Morbihan) come roccaforte della dinastia dei Rohan, famiglia dalla quale il castello è tuttora abitato.

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chateu-josselin josselin_2Dopo aver fatto una passeggiata per visitare il paesino, decidiamo di non visitare il castello e di dirigerci verso Fougeres dove abbiamo prenotato un Hotel della catena Best Western.

Arriviamo a Fougeres dopo aver percorso 130 Km e decidiamo di prendere possesso della stanza. L’Hotel è abbastanza anonimo, ma è moderno e le stanza sono pulite. Nel primo pomeriggio inizia a piovere, così ne approfittiamo per un riposino, prima di vedere la vera attrazione di Fougeres: il Castello.

Il castello di Fougères è uno dei più celebri castelli della Bretagna (Francia nord-occidentale), nonché di uno dei più imponenti di tutt’Europa: si tratta di una fortezza medievale eretta nel XII secolo e più volte ampliata sino al XV secolo, posizionata su un isolotto roccioso sul fiume Nançon in una zona che un tempo rappresentava il confine tra il Regno di Francia e il Ducato di Bretagna.

La costruzione, una vera e propria cittadella fortificata che sostituì un preesistente castello in legno distrutto dagli Inglesi nel 1166, era stata concepita per accogliere la popolazione della città durante gli attacchi dei nemici. Il castello ebbe un’enorme importanza militare fino al XV secolo, ovvero fino a quando il Ducato di Bretagna non perse la propria indipendenza (fonte Wikipedia).

Decidiamo questa volta di visitare il castello e ne è valsa la pena.

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Verso sera decidiamo di cenare in uno dei (pochi) ristoranti di Fougeres. Ci aspettavamo di trovare molta gente, mentre invece il paese era quasi deserto. Dopo una veloce cena (senza infamia e senza lode) decidiamo di visitare i bastioni del castello di sera.

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Martedi 12 Agosto 2014: Honfleur

Oramai il viaggio volge al termine e dobbiamo avvicinarci alla Normandia per poi arrivare in aeroporto. Dopo circa 200 Km di autostrada, facciamo tappa a Honfleur. La cittadina è deliziosa anche se invasa da migliaia di turisti. Vale la pena però visitarla e ci facciamo una passeggiata ammirando tutti gli scorci. Quasi tutti i ristoranti sulla banchina sono trappole per turisti, e pertanto optiamo per una barachina di Hot Dog.

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Decidiamo di spezzare il viaggio di ritorno fermandoci in un paesino chiamato Acquigny. Avevamo prenotato con Booking L’Hostellerie d’Acquigny (http://www.hostellerie-acquigny.fr) , che dava recensioni ottime, specialmente per il ristorante. Il proprietario, davvero molto gentile ci informa via email che era giorno di chiusura del ristorante e pertanto ci propone uno spuntino in camera.

L’Hostellerie d’Acquigny ha solo 2 camere ed è a conduzione familiare. Le camere sono spaziose, con connessione wifi gratuita, caffè e tè, bella doccia e buon letto. La posizione è l’ideale per visitare la Monet a Giverny ma, piuttosto stanchi per il viaggio, decidiamo di rilassarci in camera.

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In conclusione che dire, non ci sono molte parole per esprimere la bellezza dei paesaggi: scogliere a picco sul mare che ti fanno rivivere storie di navi e marinai, il tutto immerso in una magica luce che cambia  repentinamente donando al paesaggio una atmosfera magica.

Alla prossima avventura!

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