Islanda

Islanda

 

Terra del del fuoco e del ghiaccio

Da appassionato di fotografia paesaggistica e naturalista già da tempo avevo maturato l’idea di visitare l’Islanda, terra del ghiaccio e del fuoco, di geyser, vulcani, cascate e panorami mozzafiato. Cosi nel 2020, dopo una lunga ricerca sul percorso da fare, decidiamo di prenotare il viaggio. A seguito poi della pandemia e della relativa cancellazione dei voli, abbiamo dovuto abbandonare il progetto, promettendoci di poterlo riprendere non appena la situazione fosse migliorata. Finalmente, anche a seguito della fine delle restrizioni sanitarie Islandesi, riusciamo a partire nel 2022 per visitare questa meravigliosa isola. La scelta del volo ricade su una low cost islandese, la Play.com, fino a quel momento a me sconosciuta, ma con il grande vantaggio di collegare senza scali Bologna a Reykjavik.
Anche in questo caso, la programmazione di questo viaggio è iniziata mesi prima, con la lettura di guide specializzate e tramite i vari blog su internet, come sempre strumento prezioso per raccogliere informazioni utili e organizzare spostamenti e pernottamenti. Come prima volta, la scelta del percorso ricade sul classico giro ad anello, la ring road, la strada statale n. 1, con l’aggiunta dei fiordi occidentali (west fjord), di solito fuori dai consueti percorsi turistici, e la penisola di Snæfellsnes. Le informazioni raccolte sul tipo di auto da noleggiare (scelta obbligata per visitare l’Islanda anche poichè sono quasi del tutto assenti altri mezzi di trasporto) consigliavano una 4×4 data la condizione delle strade in caso di percorsi al di fuori della Ring Road. Visti i prezzi stellari, decido comunque di noleggiare una 2WD confidando comunque nelle mie capacità di guida. Premetto subito che questo è stato un grosso errore che non ci ha consentito di visitare tutte le mete che avevamo in programma, a seguito della pessima condizione stradale dei fiordi dell’ovest.
Trattandosi di un paese con un clima molto variabile, con frequenti possibilità di pioggia e vento forte,  tre settimane prima della partenza inizia la frenesia di cosa mettere in valigia. Anche in questo caso internet ci viene in aiuto con moltissimi blog e video di persone che spiegano il tipo di abbigliamento da portare; essenzialmente sportivo e comodo con abbigliamento “tecnico” (scarpe da trekking, primo strato isolante, soft/hard shell, guanti e cappello). Dimenticatevi di portare l’ombrello in quanto durerebbe pochissimo visto il forte vento. In Islanda anche di inverno le temperature non scendono moltissimo, per via della mitigazione della corrente del golfo. E’ specialmente la pioggia e il vento che mettono a dura prova ogni viaggiatore. Inoltre non poteva mancare di mettere in valigia anche il costume da bagno. A dirla così sembra piuttosto strano, ma l’Islanda è ricca di sorgenti termali. Capitolo a parte merita la questione del cibo. Avendo prenotato Guesthouse con uso cucina in località piuttosto isolate, decidiamo di portarci dall’Italia una congrua scorta di cibo in scatola/busta, visto anche il costo elevato dei beni alimentari. Alla fine questa soluzione non è stata così strategica in quanto, oltre ad aver portato un peso aggiuntivo in valigia,  abbiamo scoperto solo dopo che in Islanda esistono delle catene di supermarket chiamate “Bonus” con prezzi di alcuni generi di prima necessità di poco superiori alla media Italiana.

Il programma di viaggio

Partendo da Reykjavik in senso antiorario, le principali tappe sono state: il circolo d’oro (Thingvellir, Geysir, Gullfoss), la zona delle cascate e le spiagge di sabbia nera (Seljalandsfoss, Skógafoss, Dyrhólaey e Reynisfjara), la Riserva Naturale di Skaftafell e la laguna glaciale di Jökulsárlón, la splendida diamond beach, la costa orientale, la cascata di Dettifoss, l’area geotermale di Hverir nella regione di Mývatn, lo strano monolito di Hvítserkur, i fiordi dell’ovest e la penisola di Snæfellsnes. Quasi 3.000 chilometri percorsi in auto affrontando paesaggi mozzafiato, strade improponibili dal punto di vista della sicurezza stradale, e una natura incontaminata con una varietà paesaggistica probabilmente unica al mondo.

L’arrivo all’aeroporto di Keflavik 

Nonostante in Agosto la situazione voli era piuttosto a rischio, partiamo in orario dall’aeroporto di Bologna. La durata del volo è di quasi 4 ore (3.000 Km). Arriviamo a Keflavik all’una di notte. Il passaggio dai 30° di Bologna ai quasi 5° Islandesi si fa sentire tutto. Una volta preso il transfer per il noleggio auto, arriviamo oramai esausti nel primo B&B prenotato con Booking (Nupan), un grazioso albergo non distante dall’aeroporto.

Tappa 1 – Il “Circolo d’oro”

La tappa di oggi è il “Circolo d’oro, un percorso molto conosciuto (e turistico) che comprende tre luoghi ugualmente splendidi nell’Islanda sud-occidentale: il parco nazionale Thingvellir, l’area geotermica del Geysir e la cascata Gullfoss. Oggi il  meteo è perfetto, con una temperatura mite e un tiepido sole che mette di buon umore. Premetto che quasi tutto il viaggio, ad eccezione di pochi momenti, è stato caratterizzato da tempo buono; una vera fortuna in quanto una pioggia battente può cambiare la prospettiva di vedere le cose, anche se qui pioggia e vento hanno il loro fascino.

La prima tappa  in programma è il Parco Nazionale di Thingvellir (47,7 Km 50 min). Il parco è famoso in quanto si incontrano le placche tettoniche del Nord America e dell’Eurasia. Riveste inoltre un ruolo molto importante nel patrimonio islandese, visto che qui venne fondato il primo parlamento del paese. Prima di arrivare a Thingvellir, facciamo una piccola deviazione per la cascata di Þórufoss. Contrariamente alle cascate più rinomate, non ci sono turisti e pertanto il tutto assume un fascino particolare. E’ la prima cascata che visitiamo (ne vedremo molte) e subito ci spiazza il fatto di vedere una simile massa d’acqua. Scopriremo solo dopo che ci sono cascate molto più imponenti e affascinanti. Vale comunque la pena di fare una piccola deviazione per arrivarci.

cascata di Þórufoss

L’incredibile geologia del parco deriva dal fatto che è situato proprio in mezzo alle placche tettoniche euroasiatica e nordamericana, nella fossa tettonica che attraversa tutta l’Islanda. Questo è l’unico Paese al mondo in cui questa fossa, la dorsale medio atlantica, può essere osservata al di sopra del livello del mare e in nessun posto è più visibile che nel Thingvellir.

A passeggio tra alle placche tettoniche euroasiatica e nordamericana

Chiesa di Þingvellir

La seconda tappa del Circolo d’Oro è l’area geotermica del Geysir, nella valle Haukadalur. Si trova a circa 50 minuti in auto dal Thingvellir (60 Km) e, lungo la strada, si può notare come l’attività vulcanica della terra diventi sempre più intensa. La zona è costellata di numerose piscine calde, pentole di fango e fumarole, mentre le colline e il terreno hanno i colori vividi dei minerali.

I geyser sono un fenomeno naturale raro e parte di ciò che rende il Circolo d’Oro così incredibile. Il più famoso è quello di Geysir, che essendo il più antico geyser storicamente conosciuto ha dato il nome a tutti i fenomeni di questa categoria. Il gyser esplode ogni 10 minuti circa, con getti d’acqua che vanno dai 20 ai 40 metri d’altezza.

 

La loro rarità dipende dalle specifiche condizioni necessarie alla loro formazione. Infatti, perché si formi un geyser devono verificarsi le seguenti circostanze: un’intensa fonte di calore: affinché si verifichi l’eruzione del geyser, il magma deve essere vicino alla superficie terrestre per poter riscaldare le rocce abbastanza da far bollire l’acqua; un flusso d’acqua: deve esserci una sorgente d’acqua che scorre sotto terra; in questo caso, l’acqua è quella che si è sciolta dal ghiacciaio Langjökull e che fluisce attraverso la roccia lavica porosa nella zona; un sistema di canali: deve esserci un bacino sotterraneo in cui l’acqua possa raccogliersi e un condotto ricoperto di silice in modo che l’acqua, che sale dal bacino verso la superficie della terra, non possa filtrare fuori.

La terza e ultima tappa del Circolo d’Oro è una delle più spettacolari cascate d’Islanda, la Gullfoss. Situata a meno di 10 minuti dal Geysir, in un’antica e profonda valle, questa potente cascata compie due salti, da un’altezza complessiva di 32 metri. In estate, quando la sua portata è al massimo, raggiunge una media di 140 metri cubi d’acqua al secondo.

Tappa 2 – Le cascate e i ghiacciai della costa sud

Tappe della costa sud

La mattina ci accoglie con una leggera nebbiolina che conferisce al paesaggio un aspetto incantato. Dopo colazione ci mettiamo in cammino per raggiungere la costa sud dove ci attende la prossima meta

Strada nei pressi di Flúðir

La prima tappa della giornata è la cascata di Seljalandsfoss. E’ una splendida cascata visibile anche dalla strada principale, ed è facilmente accessibile mediante un comodo ma affollato parcheggio (a pagamento – 750 ISK). L’acqua salta da una scarpata rocciosa e si tuffa in un piccolo laghetto. Si può anche passare dietro il getto della cascata camminando lungo un sentiero che passa vicino la roccia. 

Sulla sinistra della cascata parte un breve sentiero di 700 metri che porta alla cascata Gljúfurárfoss, una cascata più nascosta dentro un canyon, quindi meno visibile dalla strada, che, a differenza di Seljalandsfoss, è quasi del tutto snobbata erroneamente dalle persone. Questa cascata è “magica” e imponente. Per visitarla occorre entrare nella gola. Anche qui ci si bagna per bene! 

Altra cascata molto famosa molto imponente (60 metri di altezza) è la Skogafoss. Situata nel sud dell’Islanda, presso la località di Skógar è originata dal fiume Skógaá, proveniente dal ghiacciaio Eyjafjallajökull. La cascata di Skógafoss è molto fotogenica anche grazie alla facilità di vedere splendidi arcobaleni creati dalla luce del sole che colpisce le goccioline d’acqua sollevate dalla caduta.

Lungo la costa, si trova la spiaggia nera, la spettacolare penisola di Dyrhólaey e le colonne rocciose di Reynisdrangar.  Dyrhólaey è un promontorio lavico che si innalza 120 m sulla costa sud dell’Islanda ed è parte di una Riserva Naturale. La spiaggia nera è delimitata da un’alta scogliera in cui si aprono archi e grotte. Il nome di Dyrhólaey è legato all’imponente arco naturale di Tóin, scavato nella roccia dall’azione del vento e dell’oceano.

Faro di Dyrholaey

Completa l’escursione la visita alla vicina ed enorme spiaggia nera di Reynisfjara. Tanto grande quanto impressionante, è delimitata alle due estremità da altrettanti promontori rocciosi: sul lato ovest è quello di Dyrhólaey, mentre sul versante orientale il Monte Reynisfjall è una scogliera ai piedi della quale sono visibili colonne di basalto che circondano la grotta di Hálsanefshellir. Verso il tramonto il cielo mi regala uno spettacolo mai visto, con dei colori mai visti prima.

Il Monte Reynisfjall è una scogliera ai piedi della quale sono visibili colonne di basalto che circondano la grotta di Hálsanefshellir.

E qui, purtroppo, a causa di una manovra di volo sbagliata,  il mio drone si schianterà sul monte Reynisfjall perdendolo per sempre. Nel video (a bassa risoluzione)  potete vedere gli ultimi istanti di vita del DJI mini 2. Mi mancherà il fatto di essere in Islanda senza la possibilità di utilizzarlo in quanto non è stato possibile recuperarlo. Probabilmente avrei portato a casa delle foto aere davvero belle, almeno a giudicare da quanto vedo sui vari blog dedicati a questa meravigliosa isola.

Gli ultimi istanti di vita del mio DJI Mini 2

Tappa 3: la laguna glaciale di Jökulsárlón

Prima tappa della giornata è il  Parco Nazionale di Skaftafell, forse il più rinomato d’Islanda, si trova nella regione di sud – est, e si estende tra la parte meridionale del ghiacciaio Vatnajökull, il più grande dell’isola e d’Europa, e l’Oceano Atlantico. In particolare il comprensorio del parco comprende la lingua glaciale dello Skeiðarárjökull.

Una delle passeggiate più belle porta alla cascata Svartifoss, la “cascata nera”. Il  sentiero che la raggiunge non è impegnativo, ma ci vogliono almeno 45 minuti ed andare e altrettanti a tornare. La cascata deve la sua bellezza non tanto allo spettacolo della caduta, quanto all’arco di nere colonne basaltiche che la incornicia creando insoliti effetti cromatici.

Svartifoss

Lasciato il parco, la tappa successiva è la splendida laguna glaciale di Jökulsárlón dove si può ammirare lo spettacolo degli iceberg che galleggiano sulla laguna e si dirigono verso l’oceano.

Non distante dalla laguna glaciale c’è la famosissima “Diamond Beach“. Qui, pezzi di ghiaccio di tutte le forme e le dimensioni sono sparsi sulla costa e risplendono alla luce del sole, come degli splendidi gioielli. Questo fenomeno ha origine a diversi chilometri di distanza ed è causato dallo scioglimento dei ghiacci che si staccano continuamente dal Breiðamerkurjökull, la lingua di ghiaccio che scende dal versante meridionale del maestoso ghiacciaio Vatnajökull. Da qui inizia il percorso degli iceberg che galleggiano fino alla laguna di Jökulsárlón e prendono poi il largo per approdare sulla spiaggia nera dove, con la continua azione delle onde, vengono levigati nelle più svariate forme e dimensioni come tante sculture a cielo aperto.

Tappa 4 – La costa orientale

La tappa di oggi prevede fiordi mozzafiato e campi verdeggianti della costa orientale.

I panorami di questa parte d’Islanda sono spettacolari. Per accorciare il tragitto in direzione Egilsstaðir decidiamo di abbandonare la ring road 1 prendendo la strada 939 (sterrata), molto bella dal punto di vista paesaggistico, ma tremenda dal punto di vista delle condizioni stradali. Il tragitto è un susseguirsi di scorci panoramici. Le condizioni della strada, le continue curve e saliscendi e gli innumerevoli punti panoramici riempiono ben più del tempo che pensavamo di impiegare per questo percorso ma ne vale assolutamente la pena. Egilsstaðir, capoluogo di questa parte remota e scarsamente abitata dell’isola, è circondata da foreste e sorge in riva al lago Lögurinn.

Dopo aver lasciato l’Hotel ci dirigiamo verso le cascate di Litlanesfoss e Hengifoss. Queste due cascate si trovano quasi sulle sponde del lago Lagarfljót, da cui sono facilmente raggiungibili: il sentiero è chiaramente indicato e parte da un parcheggio lungo la strada 931. Impieghiamo circa un’ora per arrivare alla base delle cascate. La bellezza deriva dall’anfiteatro basaltico che le circonda.

Dalle vetrate della Guesthouse ecco che, verso le 11 di sera, ci viene regalata la prima aurora boreale del viaggio. A dir la verità molto debole e poco prolungata, ma tanto basta per catturarla con la macchina fotografica.

Aurora Boreale a Egilsstadir

Tappa 5 – Islanda Settentrionale

Sulla strada per il lago Mývatn incontriamo la cascata Rjúkandafoss, alta 93 metri, situata nella regione dell’Austurland. Stranamente non avevo segnato nella mia guida questa cascata, ma sicuramente ne è valsa la pena fermarsi.

Dopo pochi chilometri dalla cascata incrocia la deviazione per la strada 923, percorsi circa 25 km si incontra sulla sinistra un ampio parcheggio con le indicazioni turistiche per raggiungere  una delle meraviglie islandesi: il canyon Stuðlagil. Il canyon è noto per le sue formazioni rocciose colonnari di basalto e per l’acqua blu-verde che lo attraversa. Ma la parte fotograficamente più interessante si trova a sud del fiume, che si raggiunge tornando indietro sulla 923 per circa 8/10 km, fino ad avvistare una fattoria con un ampio e affollato parcheggio, da dove parte un sentiero pedonale di circa 5 chilometri dove si raggiunge di nuovo il fiume.

La tappa successiva è la cascata di Dettifoss. Per raggiungerla prendiamo la 864, una strada non asfaltata in ghiaia e sassi, adatta ad un 4X4 e non certo ad una macchina da città come la nostra Toyota Corolla Station Vagon.

Dettifoss è una spettacolare cascata di 45 metri di altezza e 100 metri di larghezza situata in un paesaggio lunare completamente deserto. Con un corso di 400 metri cubi d’acqua al secondo, vanta il titolo di cascata con la maggior portata d’acqua in Europa. Dopo aver parcheggiato la macchina in  circa 10 minuti di cammino si arriva ai piedi di questa cascata enorme e bellissima, La potenza dell’acqua solleva spruzzi che si vedono a 1 km di distanza.

In qualità di appassionato della saga di “Alien” non posso non ricordare che Dettifoss è stata la location di una scena di “Prometheus”, il prequel del film Alien.

Non c’è da stupirsi che Ridley Scott abbia scelto questo spettacolare scenario per fare da sfondo alla scena d’apertura del suo film Prometheus del 2012 (foto Internet).

Tappa 6 – Il lago Myvatn, Hverarond e il cratere Hverfell

Una delle attrazioni maggiori di questa zona sono le famose pozze di fango di Hverarond, uno dei maggiori campi geotermici di zolfo che si trova a circa 6 km dal lago Myvatn. Si tratta di una vasta area di solfatare, pozze di fango ribollente dal colore grigio-blu e dall’odore acre di zolfo. La loro formazione è dovuta alle acque sotterranee che penetrano in profondità in prossimità del magma. Qui il calore le trasforma in vapore che fuoriesce in superficie a temperature prossime ai 200°C.

 

Hverfell è uno dei più belli e simmetrici crateri esistenti sulla terra: profondo circa 140 metri e con un diametro di 1000 metri, è uno dei più grandi al mondo. Questo cratere quasi simmetrico si formò 2700 anni fa durante un’apocalittica eruzione e dall’orlo del cratere si può capire bene la potenza dell’esplosione: il foro gigantesco si apre come un’enorme bocca spalancata attraverso la montagna, è davvero gigantesco. Con una breve passeggiata di circa 15 minuti in salita si può arrivare in cima per poter poi ammirare il panorama del lago dall’alto!

Cratere visto dal satellite (immagine Google Earth)

Tappa 8 – Il Nord-Ovest

Le cascate Godafoss. Sebbene sia più piccola e meno possente di altre famose cascate d’Islanda (“solo” 12 metri di salto e 30 m di larghezza), di sicuro è una delle più belle. La cascata è davvero bellissima, e dal parcheggio vicino al ponte, in pochi minuti si arriva al punto panoramico da cui si può ammirare questa cascata in tutta la sua bellezza. Goðafoss è conosciuta da tutti gli islandesi come la “cascata degli dei“. L’origine di questo curioso e mistico soprannome è legato ad uno dei fatti più rilevanti della storia islandese: la sua cristianizzazione, avvenuta nell’anno 1000 d.C. Stando alla leggenda, dopo aver bandito il paganesimo uno dei principali governatori dell’isola di allora lanciò nelle acque di Goðafoss tutti i suoi idoli pagani, sostituendo così gli dei vichinghi con il dio cristiano.

Lasciata la cascata, ci dirigiamo verso Akureyri, il capoluogo del nord e la seconda più grande città dell’Islanda dopo Reykjavík. Nonostante sia una piccola cittadina di non più di 20.000 abitanti, a noi è sembrata una metropoli, considerando che fino a quel momento avevamo visto solo paesini sperduti con poche case. Akureyri si raccoglie alla testa del maggiore fiordo islandese e alla base, anche in estate, è possibile ammirare le vette cinte di neve in quanto dista veramente poco dal Circolo Polare Artico. Ci ha colpito il fatto che i i pochi semafori hanno i colori dello stop a forma di cuoricini.

Ultima tappa della giornata è Hvammstangi, dove avevamo prenotato una stanza in una fattoria di campagna per visitare il famoso monolito di Hvítserkur, un faraglione di origine basaltica sulla costa orientale della penisola di Vatnsnes nel nord-ovest dell’Islanda. Per arrivare abbandoniamo la Ring Road prendendo  la 711 (strada non asfaltata). Il cottage è piuttosto spartano e in mezzo al nulla. Faccio però conoscenza di una Volpe Artica che, per niente intimorita dalla presenza dell’uomo, ci viene incontro.

 

Dalla vetrata della fattoria assisto ad un tramonto meraviglioso sulla vallata circostante.

Dopo cena decido di andare a fare qualche foto al monolito. Purtroppo il tramonto oramai al termine e l’alta marea non mi hanno permesso di fare le fotografie che avevo in mente. Con i suoi 15 metri di altezza, il faraglione di Hvítserkur si configura come un enorme monolite naturale situato nel cuore di una spiaggia nera. Ad alcuni la sua curiosa forma ricorda un rinoceronte, ad altri un elefante… Inoltre, stando alle leggende popolari della zona, Hvítserkur potrebbe essere un troll trasformatosi in roccia dopo essere rimasto ammaliato dall’incredibile bellezza dell’alba islandese.

 

Tappa 9 – I fiordi occidentali

Spesso quando  si parla dell’Islanda spesso e volentieri si prende in considerazione solo la Ring Road, la strada che effettua il giro dell’isola, dimenticandosi che esistono zone più remote e incontaminate. Proprio per questo motivo avevamo scelto di visitare la regione dei fiordi occidentali, spesso snobbata dai grandi flussi turistici (anche non a torto per via della condizione delle strade, spesso impraticabili in inverno), considerata una delle regioni più incontaminate e selvagge di tutta l’isola. La maggior parte delle strade dei Fiordi dell’Ovest sono strade sterrate, spesso anche malmesse e piene di buche, che richiedono molta attenzione alla guida. Qui si trovano inoltre alcune tra le strade più pericolose d’Islanda, oltre ad alcuni passi in montagna impegnativi e strade a strapiombo sul mare. Ecco perché durante il periodo invernale molte strade dei Westfjords diventano impraticabili e vengono chiuse. Noi abbiamo guidato una 2WD ma, data la condizione di alcune strade sterrate, consiglio vivamente di noleggiare un buon 4×4. Durante il nostro viaggio abbiamo visto moltissime auto Dacia Duster 4WD, probabilmente l’auto più noleggiata in Islanda.

Dopo aver lasciato Hvítserkur, tramite la strada 61 (asfaltata) entriamo nei fiordi dell’ovest. Il tempo, rispetto ai giorni precedenti, è peggiorato e minaccia pioggia. Durante il tragitto incontriamo alcune chiesette in posti sperduti, come Prestbakkakirkja, una chiesa affacciata direttamente su un fiordo.

La strada offre  scenari da sogno e si incontrano pochissime macchine. Ancora di più rispetto al resto dell’isola, è importante controllare la condizione delle strade e del meteo in quanto il brutto tempo può causare problemi alla viabilità. Per questo monitoravo costantemente i siti web Islandesi che segnalano in tempo reale le condizioni stradali road.is  e del meteo vedur.is . Altro consiglio che mi sento di dare è quello di ricordarsi di fare benzina ogni volta che si trova un distributore. Le stazioni di servizio sono poche, spesso concentrate vicino ai centri abitati, e le distanze tra una pompa e l’altra possono essere molto lunghe. Ho sempre cercato di viaggiare con il serbatoio pieno per non trovarmi a secco nel nulla. La mappa delle stazioni di servizio è consultabile sul sito della Michelin.  Durante la guida è importante non avere fretta, in modo da godersi il paesaggio.

Come tappa intermedia, ci fermiamo a Heydalur dove avevamo prenotato un lodge davvero molto carino, il Country Hotel Heydalur. Il lodge si affaccia proprio sul fiordo e cosi ne approfittiamo per goderci la vista da una hot pots, una vasca termale. Stare a mollo in acqua con 5 gradi all’esterno non ha prezzo.

Hot Pots termale

Subito dopo aver lasciato il lodge, ci dirigiamo verso la parte più meridionale. Proseguendo la strada 61 (asfaltata) imbocchiamo il Vestfirdir tunnel, da noi soprannominata la galleria da incubo. È una galleria di 6 km che dopo 2 km diventa a senso unico alternato, con piazzole di sosta in modo che chi ha la piazzola dalla parte della sua corsia possa fermarsi. E’ molto frequente vedere strade mono carreggiata con doppio senso di marcia in Islanda, ma non pensavo che potessero esistere in galleria.

Foto dal sito “Go Iceland.com”

Tramite la strada 60 si arriva alla Cascata di Dynjandi, conosciuta anche come Fjallfoss, E’ senza dubbio la perla dei Fiordi dell’Ovest e una delle cascate più maestose e belle di tutta l’Islanda infatti dal 1981 è considerato un monumento nazionale. Questa splendida cascata è alta circa 100 metri in totale ed è composta da 7 salti, di cui il più spettacolare è proprio Dynjandi, il più grande e maestoso. Purtroppo data la pioggia incessante non è stato possibile raggiungere i vari salti e pertanto ci siamo accontentati di ammirare la cascata non a lungo. Le foto non rendono giustizia.

Complice la nebbia e la pioggia, la strada 60 per Brjánslækur è da incubo fino allo svincolo della 62. Confesso che ho passato una mezz’ora in tensione anche perchè le strade sono a strapiombo senza guard rail.

Strada 60

Come avviene spesso in Islanda, verso sera il tempo migliora e offre degli scenari unici di una bellezza straordinaria. Durante il tragitto mi fermo spesso per riprendere le texture sulla spiaggia.

Arriviamo verso il pomeriggio inoltrato a Bjarkarholt dove avevamo prenotato una Guesthouse molto carina che si affaccia direttamente sull’oceano.

Le scogliere di Látrabjarg e la spiaggia di Breiðavík

La tappa di oggi prevedeva di visitare la spiaggia di Rauðisandur e le scogliere di  Látrabjarg.  Dopo aver visto video su Youtube sulla condizione della strada che porta a questa magnifica spiaggia, decidiamo che non è il caso di avventurarci senza un 4×4. Infatti la strada che porta alla spiaggia è piuttosto impegnativa, ripida fino al 14% e molti tornanti sono aerei senza guardrail a picco sul mare.

Optiamo pertanto per le scogliere di Látrabjarg e la spiaggia dorata di Breiðavík, mete raggiungibili anche senza un fuoristrada. Sulla strada 612 merita ci fermiamo per visitare  il Relitto di PatreksfjörðurGarðar BA 64. Fu costruito in Norvegia nel 1921 e naufragò qui nel 1981. Il tempo sembra essersi fermato

Raggiungere Látrabjarg non è difficile. La strada è sterrata ma comunque percorribile con qualunque veicolo. Ci vuole solo un po’ di pazienza. Il posto è imperdibile per gli appassionati di fotografia come me  e non solo. Lasciamo gratuitamente l’auto prima di percorrere il sentiero che costeggia queste immense scogliere dove è possibile ammirare vari tipi di volatili che qui nidificano. Queste spettacolari scogliere nei mesi estivi sono popolate da uccelli marini che vi nidificano a migliaia, rendendole un posto particolarmente affascinante. Qui da giugno ad agosto nidificano e si riproducono incredibili quantità di pulcinella di mare, gazze marine, urie, cormorani, fulmari e gabbiani tridattili. I pulcinella di mare sono estremamente abituati alla presenza umana e spesso si lasciano fotografare da una distanza minima. Nelle giornate serene si vedono anche le foche che si crogiolano al sole sugli scogli intorno al faro. Durante la nostra visita non abbiamo visto le pulcinelle in quanto erano già volate vie verso l’oceano visto che eravamo già a  fine Agosto.

Scendendo da Látrabjarg, il paesaggio è magnifico. dopo una leggera pioggia, il sole fa risaltare i colori del cielo e della spiaggia.

Dopo alcuni chilometri arriviamo nella spiaggia di Breiðavík.  La spiaggia di Breiðavík è una bellissima spiaggia di sabbia dorata, quasi tropicale, lunga più di 5 chilometri. Qui le montagne  abbracciano la spiaggia su ogni lato, mentre un’antica fattoria in riva al mare offre la miglior vista panoramica su questo splendido posto. Le montagne Bjarnarnúpur, Breiðavíkurháls.

Tappa 10  – La penisola di Snæfellsnes

Oggi si cambia tappa. Prendiamo il traghetto della Seatours da Brjánslækur per raggiungere Stykkishólmur sulla penisola di Snæfellsnes (durata 3,5 ore).

Kirkjufell, la “Mountain Church”

Il Monte Kirkjufell è uno dei soggetti più fotografati e iconici dell’Islanda. Questa montagna simmetrica si erge 463 m sopra il litorale. Trattandosi di un posto molto conosciuto, è molto affollato da fotografi. Il parcheggio è a pagamento, ma ci sono anche delle piazzole di sosta dove si può parcheggiare gratuitamente.

Avevo letto che questa zona è molto valida per vedere l’aurora boreale. Il sito delle previsioni segnalava livello 5; e come per incanto la sera assistiamo ad uno dei più belli spettacoli che la natura possa offrire: l’aurora boreale. Premetto che le foto non rendono giustizia, ma è il massimo che sono riuscito a fare.

Anche senza aurora, i colori del cielo di notte sono spettacolari.

Il faro di Svörtuloft

Questo splendido faro attira l’attenzione di ogni viaggiatore per i suoi splendidi colori. Contrasta così bene con la natura islandese che è un ottimo posto per fare fotografie. Si trova su una scogliera lunga quattro chilometri che è particolarmente spettacolare, fatta di lava scura e nera. L’attuale faro è alto quasi 13 metri ed è entrato in uso nel 1931. L’area è ricca di campi di lava, impressionanti scogliere, spiagge spettacolari e uccelli particolari.

Ghiacciaio di Snæfellsjökull

Snæfellsjökull è un ghiacciaio innevato che copre un vulcano. Questo ghiacciaio è davvero impressionante in quanto sale a 1.446 metri nel suo punto più alto. Si tratta di uno dei siti più famosi in Islanda, principalmente per via del romanzo “Viaggio al Centro della Terra” (1864) di Jules Verne, in cui i protagonisti trovano l’ingresso di un passaggio che porta al centro della terra proprio su Snæfellsjökull. Il maestoso ghiacciaio,jökull, offre una vista mozzafiato sulla penisola. 

Faro di Malarrif, Snaefellsjökull National Park

Bjarnarfoss Waterfall

La cascata è situata lungo il corso del piccolo fiume Bjarnaá, che scorre attraverso la valle Bjarnafossdalur. Il fiume precipita per 80 metri da una parete basaltica con una caduta suddivisa in due salti. Gli islandesi chiamano questo fenomeno le cascate volanti.

Tappa 11  – Reykjavík

Solitamente, per la maggior parte dei visitatori dell’Islanda, Reykjavik è il punto di partenza per visitare il Circolo d’Oro. Per noi è stata la tappa finale di questo splendido viaggio. Consegnata l’auto, l’abbiamo girata a piedi. A dirla tutta la città non ci ha entusiasmato. Purtroppo quando i viaggiatori arrivano a  Reykjavik hanno ancora negli occhi la bellezza infinita dell’isola e pertanto il confronto diventa impietoso. Ci siamo fermati un solo giorno, senza troppo interesse.

 

 

Harpa – Centro congressi

Le previsioni dell’aurora boreale davano la sera l’aurora al livello 5. Reykjavík è troppo illuminata per vedere l’aurora e cosi verso sera mi dirigo a piedi verso Grotta Lighthouse, un faro ad una decina di chilometri dal centro, lontano dalle luci della città. Durante la mia passeggiata assisto ad un tramonto che infiamma il cielo di Reykjavík.

Grotta Lighthouse

Arrivato dopo un’oretta di cammino al faro, vedo tante persone che hanno avuto la mia stessa idea. Molti aspettano in auto. Cerco pertanto di incamminarmi verso il faro per avere la migliore visibilità possibile . Una volta che il sole è calata completamente, l’oscurità prende il sopravvento e l’emozione per l’arrivo dell’aurora diviene sempre più forte. Dopo circa due ore al freddo capisco che l’aurora questa volta ha deciso di mostrarsi solo in parte. D’altronde il bello è che non è mai prevedibile. Questa è l’ultima foto che immortalo prima di rifarmi 10 chilometri a piedi alle due notte.

Si conclude così questo meraviglioso viaggio, sognato da tanti anni. Le sensazioni e le emozioni provate rimarranno a lungo nella mia mente. Questo breve filmato sintetizza in pochi minuti una esperienza di viaggio durata due settimane. Se vuoi lasciare un commento su questo articolo, lo puoi fare qui sotto.

Alla prossima avventura!

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