Corno alle Scale (Balzi dell’Ora)

Corno alle Scale (Balzi dell’Ora)

Oggi avevo un giorno libero e pertanto decido di fare una escursione in solitaria al Corno alle Scale. Opto, questa volta, di salire verso la cima del Corno attraversi i Balzi dell’Ora. Senza subbio la  più bella, panoramica e più impegnativa dell’appennino Tosco Emiliano. Questi i dati e la mappa:

  • Percorso (ad anello): Laghetto del Cavone – Passo del Vallone – Balzi dell’Ora – Corno alle Scale – Passo dello Strofinatoio – Passo dei Tre Termini – Lago Scaffaiolo e Rifugio Duca degli Abruzzi – Rifugio Malghe – Laghetto del Cavone
  • Punto di partenza: laghetto del Cavone (1424 metri)
  • Tempo di percorrenza totale: 5/6 ore 
  • Dislivello totale: 520 metri
  • Altitudine massima: 1945 metri 
  • Lunghezza: 7.5 km
  • Difficoltà: E – EE

 

Il punto di partenza del giro è il laghetto del Cavone (1424m), in località Madonna dell’Acero, che si raggiunge in auto da Lizzano in Belvedere (BO).  E’ possibile parcheggiare l’auto in un ampio parcheggio. Questo specchio d’acqua va costeggiato, poichè bisogna imboccare il sentiero CAI 337 che si trova sulla sponda opposta. 

Entro subito nel fitto bosco, seguendo il sentiero che sale ripido lungo il piccolo torrente, che attraverso  su ponticelli di legno.

Continuo a salire fino al termine del bosco, con il paesaggio che si apre improvvisamente sul maestoso pianoro dei Canalini.

Prendo  il sentiero CAI 337, che percorre interamente i pianoro sul lato sinistro, per poi salire ripido di nuovo tra gli alberi. Dopo pochi passi incontro il bivio per il Passo della Porticciola. Questa è una variante per salire fino alla Croce e percorrendo un sentiero su prato erboso che affianca la pista da sci. Il Passo della Porticciola è la variante che si incontra per chi non è convinto di voler fare i Balzi dell’Ora, visto il tratto piuttosto impegnativo che  il percorso richiede.

Decido quindi di procedere per i Balzi prendendo il sentiero CAI 129. Imboccando presto il tratto più esposto del sentiero. Si tratta di un punto costituito da rocce a forma di scalini con uno strapiombo sia a destra sia a sinistra. E’ un tratto da attraversare con un po’ di cautela. Consiglio di indossare, anche d’estate, pantaloni lunghi visto che ci sono dei tratti in cui si passa sempre a contatto con erba o fiori e pertanto è facile graffiarsi.

Ne approfitto, durante una sosta, per fare qualche foto aerea con il drone. Il paesaggio visto dall’alto è mozzafiato.

 

Superato il primo balzo, inizia la cresta vera e propria. Si intravede da lontano la croce di punta Sofia e capisco subito che non sarà uno scherzo raggiungerla per via della pendenza e dei percorsi a strapiombo.

E’ questo un punto panoramico per ammirare anche la bellezza del Monte Nuda.

La parte finale dei Balzi dell’Ora è anche la più impegnativa e occorre usare anche le mani per arrampicarsi.

Però la meta è vicina e si intravede la croce di Punta Sofia. Inutile dire che tiro un sospiro di sollievo vedendo la fine della prima tappa (sono ancora a metà dell’anello).

Con un ultimo sforzo raggiungo finalmente la Croce. E’ una sensazione davvero indescrivibile. Il senso di fatica dei 520 mt di dislivello si annulla di fronte al senso di liberà che si raggiunge in vetta (1945 mt).

Per chi volesse arrivare a Punta Sofia in tutta tranquillità, può prendere la seggiovia del Cavone. Dal 22 giugno fino a 21 Luglio è aperta solo i week end, mentre da Luglio a Settembre è aperta tutti i giorni. Ovviamente si perde in questo caso il senso vero del trekking, ma è un’ottima soluzione per venire con la famiglia e per sfuggire dall’afa della città. Sono partito da Bologna con 35 gradi, ma quando ho scattato questa foto avevo pile e giacca anti vento. Non potevo chiedere di meglio.

Dopo una breve sosta per il pranzo, mi rimetto in cammino con destinazione il Lago Scaffaiolo. Imbocco  il sentiero di crinale (numero 00) che viene dato a 1 ora di cammino. Questa volta il percorso è piuttosto semplice e pianeggiante. Ne approfitto per ricaricare le energie.

 

Dopo circa 1 ora di cammino, inizio a scorgere il rifugio Duca degli Abruzzi. Nella foto si intravede la sagoma del rifugio.

Mentre mi avvicino un vento davvero forte spazza la vallata. Mentre cammino, noto una macchia nera in lontananza. Poi ho capito che erano pecore che giacevano ammassate l’una all’altra per proteggersi dal vento forte. Poi dicono che non sono animali intelligenti.

Finalmente arrivo al  Lago Scaffaiolo, ultima tappa prima di iniziare la discesa verso il Cavone. A differenza di altri laghi, lo Scaffaiolo non è un di origine glaciale, ma deve la sua origine ad azioni di alterazione chimica e fisica ed all’azione di neve e venti. In altre parole una pozza d’acqua senza particolare fascino. Il bello questa volta è che non c’è anima viva e pertanto non ho trovato la solita confusione estiva.

Oramai sono già le 16, e pertanto decido di non fermarmi per godermi questo senso di pace e tranquillità. Scendo quindi imboccando la strada che dal rifugio collega gli impianti sciistici. Scendendo attraverso anche il rifugio “Le Malghe”. Purtroppo è chiuso e pertanto non posso assaggiare la loro specialità: ricotta fresca con mirtilli selvatici.

Punta Sofia è oramai lontana. Dalla foto (verso sinistra) si intravede appena. Questa immagina rende bene la distanza che la separa dallo Scaffaiolo.

Nei pressi del muro di contenimento delle acque, continuo a percorrere la strada carrozzabile, comoda ma poco suggestiva dal punto escursionistico. Infine arrivo nella strada asfaltata poco prima della galleria sotto cui passa la pista da sci che porta al Pian di Pattane, per poi raggiungere l’auto parcheggiata nei pressi del laghetto Cavone.

Un giro veramente interessante da fare, specialmente in un giorno feriale con pochi escursionisti.

Alla prossima avventura.

Edoardo

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