La via degli Dei: A piedi da Bologna a Firenze in solitaria

La via degli Dei: A piedi da Bologna a Firenze in solitaria

Premessa

La via degli Dei è un itinerario di trekking di 130 Km che si snoda da Bologna a Firenze. Un percorso tra natura e storia, che attraversa l’Appennino Tosco-Emiliano passando per alcuni tratti della strada romana Flaminia Militare. Se amate il trekking, avrete sentito sicuramente citare questo cammino soprattutto negli ultimi anni, in quanto è diventato uno dei cammini più famoso dopo quello di Santiago.

La decisione di vivere questo tipo di esperienza mi è nata quasi un anno fa, ma i dubbi se fossi stato in grado di farcela erano molti. E cosi ho iniziato a fare ricerche su internet per capire il grado di difficoltà, ma soprattutto per valutare se fossi stato in grado di percorrerla in solitaria, visto che non avevo mai fatto dei trek così lunghi e per più giorni. Con una leggera dose di incoscienza, specialmente per il fatto che ero solo, a pochi giorni dalle alluvioni che hanno flagellato l’Emilia Romagna, decido di affrontare questa avventura partendo il 1° Giugno con una suddivisione in 6 tappe. E’ stata una esperienza unica che mi porterò dentro per molto tempo; una prova che almeno nel mio caso ha messo a dura prova il fisico e la mente, e che mi ha visto partire in solitaria, ma che mi ha fatto trovare tanti viaggiatori che non mi hanno mai fatto sentire da solo. Alla fine dell’articolo, oltre al video di questa magnifica esperienza, potete trovare alcuni consigli utili di viaggio. La Via degli Dei è un trekking vero e proprio che non va preso sottogamba. Per essere affrontata nel migliore dei modi e soprattutto per godersela occorre essere un minimo allenati.

Qualche dato tecnico

  • Lunghezza : 130 km
  • Tappe : 6
  • Altitudine massima : 1200 m
  • Profilo altimetrico:

1a Tappa: Bologna – Brento

Dati: Lunghezza 27 Km (Difficoltà Media) – Dislivello salita 710 m. discesa 300 mt – Sterrato 65% asfalto 35%

La partenza ufficiale della Via degli Dei è  da Piazza Maggiore a Bologna, seguendo le indicazioni per il Santuario di San Luca.

Arrivati all’arco del Meloncello, e seguendo i portici con 666 archi e altrettanti scalini, si arriva al santuario meta di pellegrinaggio dei Bolognesi (leggi qui l’articolo).

Interno del Santuario di S. Luca

Interno del Santuario di S. Luca

Lasciato il santuario e imboccato il sentiero dei Bregoli, si arriva alla Chiesa di San Martino situata nel Parco Talon di Casalecchio di Reno luogo oramai a me molto famigliare. Costeggiando il fiume Reno, arrivo al bivio poco prima del ponte ciclabile blu che di solito attraverso durante le mie passeggiate. Decido quindi di deviare il percorso ufficiale della Via degli Dei attraversando il ponte per imboccare il percorso della Via della Lana e della Seta.

La traccia GPX mi indicava la possibilità di riprendere la via ufficiale dopo un paio di Km. E qui, già sorgono le prima difficoltà in quanto mi rendo conto della pesantezza del mio zaino caricato con 12 Kg. Un errore davvero imperdonabile in quanto avrei dovuto portarmelo per 6 giorni di seguito. Penso quindi che forse è il caso di alleggerirlo arrivato al B&B di Brento. La strada che percorro non è molto interessante e dopo poco mi trovo davanti ad una strada chiusa non indicata nell’APP della VdD. Per fortuna trovo sul percorso due ragazze, Giusy e Cri (che ritroverò più volte durante il percorso e verso la fine del viaggio) che mi danno indicazioni per un percorso alternativo;  facciamo qualche Km assieme passando sul ponte di Vizzano. Per riprendere il tragitto segnalato dalla guida, arrivo a Palazzo de Rossi, bellissima location nei pressi di Sasso Marconi.

Palazzo de Rossi

A seguito dei vari smottamenti causati dalle devastanti alluvioni di Maggio, sul percorso trovo parecchie variazioni; del resto ne ero già consapevole in quanto erano indicate sul sito ufficiale della VdD (link). Faccio pertanto un tratto di strada provinciale per arrivare ai Prati di Mugnano. Sono circa le ore 13 e il caldo e le salite iniziano a farsi sentire, ma tengo duro in quanto non manca molto alla prima tappa di Brento. Riesco a scorgere in lontananza il profilo di San Luca ed è subito visibile ad occhio nudo il percorso fatto fino ad ora.

Prati di Mugnano con il lontananza San Luca

Percorso un tratto boschivo, arrivo al centro per il recupero della fauna selvatica nei pressi di Brento. Una volta attraversato, mi ricordo di esserci già stato durante una visita guidata ad alcuni animali esotici (tigri, leoni e Oranghi) ospiti del centro di recupero. Trovo un cartello che indica la strada per il Monte Adone dove, a causa di una frana, era stato chiuso il percorso ad anello, il che mi avrebbe portato via almeno 2 ore prima di arrivare al B&B. Cosi decido di puntare diritto e arrivo al B&B “Bell’atmosfera” (link qui) verso le 15 del pomeriggio. Avevo prenotato una camerata visto che non c’erano altre soluzioni. Così fatta una doccia e, conosciuti gli altri ospiti, ci fermiamo a cena in una atmosfera davvero magica. Tra i vari ragazzi che incontro,  conosco Federica, una ragazza della provincia di Roma  che rincontrerò verso le ultime 2 tappe e con la quale condividerò una parte del viaggio. Durante la cena incontriamo anche Simone Frignani, autore della guida più utilizzata per la VdD; ne approfitto per farmi autografare la mia copia.

2a Tappa: Brento – Madonna dei Fornelli

Dati: Lunghezza 25 Km (Difficoltà: abbastanza Impegnativa) – Dislivello salita 880 m. discesa 560 mt – Sterrato 72% asfalto 28%

La salita verso il Monte Adone si percorre in circa 1,1 h. Dopo una ripida salita in un bosco di querce, arrivo in vetta, passando a fianco delle caratteristiche torri di arenaria. Raggiunta la vetta, con le sue particolari torri plasmate da erosione e agenti atmosferici, vale la pena prendersi del tempo per godere dello strepitoso panorama.

Lasciato il Monte Adone, prendo la strada asfaltata che da Brento arriva a Monzuno. Il sole e il caldo iniziano a farsi sentire; arrivo a Monzuno un po’ affaticato per via del lungo tratto sull’asfalto, e qui ne approfitto per mangiare un panino e riposarmi una mezz’oretta.

Lasciato Monzuno, questa tappa inizia a presentare qualche salita più impegnativa e qualche passaggio di sentiero più difficile in mezzo al bosco. Il percorso prevede comunque un dislivello in salita di 1600 metri.  Il percorso si snoda attraverso brevi radure e boschi fitti, con salite che iniziano a farsi sentire nelle gambe. Attraversando un sentiero, scorgo  il capannone del rifugio del viandante visto in tantissimo blog o video. Non è chiaro cosa rappresentino questi disegni, ma è diventata una tappa fissa fotografica per tutti i camminatori.

Dopo alcuni Km, sempre in salita, passo attraverso alcuni sentieri dove si può ammirare una splendida vista sulle colline circostanti. Il sole inizia a scendere e la fatica aumenta in maniera esponenziale.

Finalmente vedo una indicazione che mi avverte che mi aspettano ancora 6,5 Km. Qualcuno ha scritto “Tired but happy” (stanco ma felice). Nulla di più vero.

 

Salita dopo salita, arrivo al parco eolico del Monte Galletto, uno dei simboli e punti di riferimento del cammino, per poi finalmente arrivare verso le 18 a Madonna dei Fornelli. Anche il disegno nel tabellone indica che la tappa è stata davvero impegnativa. Adesso è ora di riposarsi, ma non prima di aver mangiato una tagliatella al ristorante Poli. Ritornando verso il B&B (Eolo), mi accompagna uno splendido tramonto.

3a Tappa: Madonna dei Fornelli – Piana degli Ossi

Dati: Lunghezza 13 Km (Difficoltà: facile) 

Questa tappa così breve (se rapportate alle altre) in realtà è stato un errore di pianificazione per via della scelta dell’agriturismo che avevo selezionato per fermarmi (il “Passeggere”). Questa scelta mi ha poi costretto ad affrontare una interminabile tappa successiva il giorno seguente, ma nel contempo si è trattato di una fortuna in quanto poi nel pomeriggio si è scatenata una tempesta di pioggia e vento mentre ero già al sicuro nell’Agriturismo (altre persone incontrate poi il giorno seguente mi hanno raccontato di essere arrivate alla tappa successiva completamente fradice. Questa tappa segna il passaggio dall’Emilia Romagna, alla Toscana, passando per le rovine della strada Flaminia Militare, costruita in età Romana per collegare Bologna ad Arezzo attraverso Fiesole.

Il percorso è un susseguirsi di faggete. Il crinale appenninico offre un panorama magnifico da dove si possono ammirare la maggiori cime dell’appennino Tosco- Emiliano: Il Corno alle Scale ed il Cimone e il Cusna.

Dopo alcuni Km, invece di proseguire per il Passo della Futa, arrivo a Piana degli Ossi, dove gli scopritori della Flaminia Militare rinvennero una fornace di età Romana per la cottura della calce. Prendendo un sentiero in discesa, dopo un paio di Km arrivo all’Agriturismo “Il Passeggere“, meta di questa tappa odierna. La camera non è ancora pronta e così ne approfitto per rilassarmi nella sala grande del podere. Il teschio di un cervo (o un alce?) sembra osservarmi con aria minacciosa, mentre fuori scoppia un temporale. Essere al coperto davanti ad un camino (anche se spento) mentre fuori si scatena la tempesta di pioggia non ha prezzo. Concludo questa tappa con una ottima cena e un bicchiere di rosso toscano.

4a tappa:  Piana degli Ossi – Passo della Futa – S. Piero a Sieve

Dati: Lunghezza 35 Km – Durata 9,24 h (Difficoltà: impegnativa per via della lunghezza del tragitto) – Sterrato 75% Asfalto 25%

La sveglia suona molto presto (alle 5) in quanto oggi il percorso è davvero molto lungo (praticamente quasi due tappe in una) e nel pomeriggio le previsioni indicano rovesci di pioggia. Consumata una veloce colazione al sacco fornita dall’Agriturismo, mi metto in marcia. La salita con un buon grado di pendenza che devo affrontare per ricongiungermi alla VdD mi sveglia completamente. La giornata è limpida e fresca. Dopo qualche Km arrivo alle Banditacce, a 1204 m/slm, il punto più alto della Via degli Dei. Suonata la campana di rito, mi rimetto in marcia, fino ad arrivare al Cimitero Militare Germanico,

Qui riposano più di 30.000 soldati Tedeschi caduti sulla Linea Gotica della 1 Guerra Mondiale. La costruzione occupa una intera collina, ha la forma di una lunga spirale di cemento e termina con una parete a punta che si staglia verso il cielo. Fu realizzato tra il 1961 e il 1969 grazie ad un accordo tra Italia e Germania per la sistemazione definitiva delle salme dei Tedeschi caduti in territorio italiano (circa 110.000) [cit. Guida Simone Frignani].

Arrivato al Passo della Futa, inizia di fatto la 4 tappa, forse la più bella, quasi interamente in mezzo ai boschi con panorami mozzafiato sull’Appennino e sul Mugello. Durante il lungo percorso incrocio due ragazzi Marchigiani che avevo incontrato nel B&B e Brento e condivido con loro una piccola parte del viaggio.

Dopo alcuni Km, giungo all’antico passo dell’osteria bruciata, indicato da un cippo triangolare in pietra. La legenda narra che anticamente fosse un luogo dove i pellegrini si fermavano a mangiare a riposarsi durante i loro viaggi che spesso li conducevano, tramite Bologna e Firenze, fino a Roma. Si racconta infatti che il proprietario dell’osteria abbia iniziato ad assassinare i suoi avventori nel sonno e a macellarne le carni per servirle ai pellegrini successivi. A scoprire cosa accadeva davvero all’Osteria, e soprattutto cosa si mangiava, sarebbe stato un frate che, avvertendo uno strano sapore, avrebbe dato l’allarme. Le guardie, avvertite, avrebbero sorpreso l’oste sul fatto e dato alle fiamme l’osteria, che da allora non sarebbe mai più stata ricostruita e conserva ancora l’inquietante nome di osteria bruciata.

Il percorso nel bosco è lungo e faticoso. Quasi interamente in discesa, mette a dura prova i legamenti del ginocchio che inizia a farmi davvero male. In alcuni punti devo fare leve con le racchette da trekking per affrontare le discese, rese sdrucciolevoli e fangose dalla pioggia del giorno precedente. Questo è stato forse il punto in cui ho pensato di non farcela ad arrivare a completare la VdD. Per fortuna un aulin mi ha dato qualche ora di sollievo e così Km dopo Km arrivo finalmente nei pressi di S. Piero a Sieve. La strada per arrivare al B&B (La casa di Cosimo) è ancora lunga e non sembra finire più. Oramai stremato arrivo al B&B, un simpatico appartamento nel centro del Paese. Qui vengo subito rifocillato dalla Mamma del proprietario di casa. Preso possesso della camera, dopo una pizza, sprofondo in un sonno profondo con le gambe che oramai si rifiutano di muoversi.

5a tappa:  S. Piero a Sieve – Monte Senario (Bivigliano)

Dati: Lunghezza 18,6 Km (Difficoltà: impegnativa) – Dislivello salita 800 m. discesa 400 mt – Sterrato 90% asfalto 10%

Mi alzo verso le 7 e, dopo una colazione casalinga, mi metto in viaggio. Oggi il tempo non mi aiuta. Piove dalla sera prima e pertanto il mio pensiero va direttamente alla strada che dovrò percorrere oggi, tecnicamente una delle più faticose visto il dislivello positivo che dovrò affrontare. Metto su la copertura dello zaino e il poncho, una cinesata comprata a poco da Decathlon che mi fa sudare come se fossi nella foresta amazzonica. Lungo il tragitto, ritrovo Federica, la ragazza che avevo incontrato la prima sera a Brento. Decidiamo di fare un tragitto assieme. Le strade sterrate sono completamente coperte dal fango. I piedi affondano, il passo diventa sempre più lento, ma si procede ugualmente senza sosta.

Oggi il tempo è davvero pessimo; peccato in quanto dalla guida è indicato come una delle tappe più belle dal punto di vista paesaggistico.

Dopo alcuni Km incontriamo le indicazioni per Monte Senario, segno che la tappa di arrivo non è posi così lontana. Completamente bagnati verso ora di pranzo arriviamo al Convento di Monte Senario. Qui ne approfittiamo per fare una piccola sosta e mangiare qualche barretta, visto che il bar del convento aveva chiuso qualche minuto prima del nostro arrivo.

Convento di Monte Senario

Visto che nonostante tutto, eravamo comunque in anticipo rispetto alla tabella di marcia, decidiamo di allungare il tragitto per Vetta le Croci, per poi riscendere verso Bivigliano, nostro punto di arrivo. Mentre sono in cammino, il titolare del B&B mi chiama comunicandomi di provvedere autonomamente alla colazione per domani, visto che non è molto attrezzato (no comment). Pertanto decido di prendere una fetta di crostata presso l’unico ristorante di Bivigliano (la locanda di Bivigliano) e visto che ci sono prenotiamo anche la cena. Verso le 20, ci ritroviamo al ristorante e, come nelle migliori tradizioni di “quanto è piccolo il mondo”, incontriamo anche i ragazzi marchigiani e le due signore Sarde che avevamo incontrato a Brento. Insomma una cena all’insegna dell’allegria e spensieratezza.

6a tappa:  Bivigliano – Firenze

Dati: Lunghezza 17,1 Km (Difficoltà: facile) – Dislivello salita 230 m. discesa 700 mt – Sterrato 40% asfalto 60%

Eccomi giunto alla tappa finale che mi condurrà fino al cuore di Firenze. Alcuni viaggiatori concludono il cammino a Fiesole per poi prendere l’autobus 7 per raggiungere Firenze, ma non è il mio caso. Dopo tanta fatica voglio concludere l’intera tappa a piedi, visto che oggi non piove e il tragitto è tecnicamente abbastanza semplice. Dal mio B&B che è un po’ fuori mano dal tracciato della VdD, avrei dovuto risalire fino al Convento del Monte Senario (tutto in salita), ma fortunatamente nella guida di Frignani leggo che esiste una scorciatoia da Bivigliano per riprendere la strada della VdD. Mi alzo pertanto molto presto (ore 5,30) e mi metto in marcia. Passato il paese di Bivigliano, dopo una edicola Mariana, sbuco in un campo coltivato dove ci vorrebbe un machete per attraversarlo. Riprendendo la strada principale, ritrovo Federica e, dopo pochi Km, anche Giusy e Cri. L’ultimo tratto di questa tappa lo faremo tutti assieme (si unirà anche una signora Canadese,  che in solitaria era venuta appositamente da oltre oceano per percorrere la VdD). Dopo un tratto asfaltato della statale, giungiamo a “Poggio Pratone“, una piana panoramica a 700 mt di altezza. Al centro di questo spiazzo, sorge un grande pino ed una stele che riporta i verso dello scrittore Bruno Cicognani dedicati a questi luoghi. Mi colpiscono alcuni versi lasciati da qualche camminatore. Ne approfittiamo per farci alcune foto di gruppo.

Sotto di noi si apre Fiesole, da dove si può ammirare la piana di Firenze. Lo spettacolo dall’alto è magnifico; siamo ad un soffio dalla nostra meta finale.

Proseguendo la strada in discesa, ci appare il cartello che indica l’area urbana di Firenze. Oramai non sono più abituato al traffico, alla confusione e al caldo. Mi sembra di essere tornato alla civiltà e, a dire la verità, già mi mancano i boschi e le viste dell’appennino.

Entriamo dunque in città e dopo aver sbagliato un paio di volte la strada,  finalmente arriviamo in Piazza della Signoria dove tecnicamente si conclude il cammino. Il morale è alle stelle per via dell’impresa compiuta. Ne approfittiamo per farci timbrare la credenziale ( simil-passaporto che attesta con un timbro tutte le tappe della VdD) e a ritirare l’attestato di conclusione di questa splendida avventura. Dopo un gelato e i saluti di rito, ognuno prende il treno per ritornare nelle rispettive città. E’ buffo pensare che  abbia impiegato 6 giorni per arrivare da Bologna a Firenze, mentre con il treno solo 35 minuti.

Si conclude così questa avventura che ha significato molto per me. Leggo o sento dire, anche nei vari post su internet, che tutti i viaggiatori che affrontano questo viaggio si portano a casa la stessa sensazione di libertà; non è un semplice viaggio ma un’esperienza a 360 gradi, ti permette di riscoprire la semplicità delle cose belle, i ritmi della natura, le amicizie nate per caso e la l’accoglienza delle persone. Qui potete vedere il video del viaggio. Per chi volesse affrontare questa sfida, lascio qui sotto alcuni consigli utili, anche per evitare qualche errore fatto nella mia programmazione della Via degli Dei. Se ti è piaciuto l’articolo e vuoi lasciarmi un messaggio, lo puoi fare andando in fondo alla pagina. Buon cammino!

Edoardo

Consigli Utili (per chi non pernotta in tenda)

  • Percorso e tappe: Il cammino può essere fatto di norma dalle 4 alle 6 tappe. Se non sei particolarmente allenato, il mio consiglio è quello di farlo in 6 tappe (non superare i 20 Km al giorno), un giusto mix senza costringerti a fare sforzi sovraumani. Per un mio errore in una tappa sono arrivato a fare 35 Km in un solo giorno e sono arrivato davvero malconcio in quanto soprattutto le discese mettono a dura prova ginocchia e legamenti. Poi c’è il discorso “vesciche” che spesso non ti consente di concludere la VdD (fenomeno che attanaglia anche i camminatori più esperti). Nel mio caso fortunatamente sono sorte verso le ultime tappe del viaggio e pertanto consiglio una buona scorta di Compeed (no semplici cerotti). Ritornando alle tappe le classiche sono: 1) Bologna- Brento 2) Brento-Madonna dei Fornelli 3)Madonna dei Fornelli-Monte di Fo 4) Monte di Fo-San Piero a Sieve 5) San Piero a Sieve- Vetta Le Croci 6)  Vetta Le Croci–Firenze
  • Abbigliamento: dipende ovviamente dalla stagione; non può mancare comunque nello zaino un buono shell antipioggia e antivento (meglio se in goretex) o in alcuni casi un poncho per coprire anche lo zaino. Fanno la differenza le scarpe: ho visto gente camminare con scarpe da tennis; il consiglio è quello di usare scarpe da trekking, meglio se da trial running. Nel mio caso avevo un solo paio di scarponi (meglio portarne sempre uno di scorta) di altezza media che mi hanno causato forti dolori alla caviglia. Non fare il mio errore nel portarti nello zaino più indumenti e attrezzatura del necessario. Sono partito con uno zaino  che superava i 12 Kg (la regola è un Kg per ogni 10 Kg del proprio peso corporeo) che mi ha costretto ad alleggerirlo alla prima tappa. Meglio partire con uno zaino che non superi gli 8 Kg visto che dovrai portartelo in spalla per 130 Km. La VdD non è una sfilata di moda. Anche se indossi la sera sempre la stessa felpa, nessuno ci farà caso. Portati al massimo 2 o 3 magliette tecniche (da decathlon ne trovi a buon prezzo) che si asciugano in fretta. Non indossare magliette di cotone durante il tragitto se non vuoi rimanere bagnato di sudore per tutto il tempo.
  • Attrezzatura: le racchette da trekking possono aiutare molto, specialmente in discesa per scaricare il peso gravando meno su ginocchia e legamenti. Nel mio caso hanno fatto la differenza (meno nelle salite dove non le utilizzavo).Se i dislivelli mettono a dura prova le vostre ginocchia, vi suggerisco di comprare delle fasce sportive compressive, che aiutano le articolazioni riducendo lo sforzo (non le avevo ma in alcuni punti le ho rimpiante). Utile anche una torcia frontale nel caso dovessi camminare all’imbrunire. Essenziale anche una o più borracce per l’acqua, visto che i punti acqua, specialmente nel versante Toscano sono davvero pochi. Io ho usato anche una Camel Bag, comodissima da utilizzare durante le lunghe camminate in maniera da bere senza fermarsi.
  • Accessori vari: coltellino, cappello, protezione solare, occhiali da sole, powerbank
  • Guide/APP: La Via degli Dei è segnalata molto bene ed è quasi impossibile perdersi. Io mi sono trovato bene con la guida di Simone Frignani e con l’APP ufficiale (Walk+) con traccia GPX incorporata
  • Quando partire: sconsiglio il periodo invernale e magari anche il mese di luglio/agosto, data la presenza di grandi tratti esposti al sole su cui camminare. Comunque da aprile a settembre/ottobre è il periodo migliore, sia per il clima ma anche per la varietà dei paesaggi naturali.

Ci sono 4 commenti

  1. Luca Fornasier

    Ciao Edo,

    Ho appena finito di leggere il racconto del tuo viaggio e devo dire che mi hai appassionato.
    Chissà che un giorno non decida di incamminarmi…
    Grazie.
    Un abbraccio
    Luca F.


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